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201. Chiasmi International: Volume > 11
Simone Frangi Silenzio inedito
202. Chiasmi International: Volume > 11
Beata Stawarska Résumé : Dialogue à la limite de la phénoménologie
203. Chiasmi International: Volume > 11
Alia Al-Saji Résumé: Une phénoménologie de la vision critique-éthique
204. Chiasmi International: Volume > 11
Mariana Larison Vers une phénoménologie de la trans-parution
205. Chiasmi International: Volume > 11
Federico Leoni La machine et la vie: Histoire du mouvement et histoire de la métaphysique
206. Chiasmi International: Volume > 11
Paola Chiesa Résumé: La sublimation comme chiffre de la réversibilité
207. Chiasmi International: Volume > 11
Rita Messori Résumé: “Le trafic occulte de la métaphore”
208. Chiasmi International: Volume > 11
Shôichi Matsuba Possibilité de la “Communauté Charnelle”
209. Chiasmi International: Volume > 11
Stefan Kristensen Corps et Symbolisation: La philosophie du dernier Merleau-Ponty et la question d’une épistémologie de la chair
210. Chiasmi International: Volume > 11
Giovanni Invitto Fois et dédoublements: Merleau-Ponty et un débat des années cinquante
211. Chiasmi International: Volume > 11
Présentation
212. Chiasmi International: Volume > 11
Lester Embree Résumé : L’impression de la causalité
213. Chiasmi International: Volume > 13
Stephen A. Noble Maurice Merleau-Ponty, Ou Le Parcours D’Un Philosophe: Éléments pour une biographie intellectuelle
214. Chiasmi International: Volume > 13
Judith Michalet La Chair Comme « Plissement Du Dehors »: La Lecture Deleuzienne Du Dernier Merleau-Ponty
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The Flesh as the Folding of the OutsideDeleuze’s Reading of the last Merleau-PontyBy describing the flesh in terms of a “torsion” of “an Outside more distant than any exterior,” Deleuze in his 1986 book on Foucault sketches an ambivalent reading of Merleau-Ponty’s final philosophy. Insofar as it grants to the Outside an ontological primacy, Deleuze’s definition seems to indicate that the Flesh is not an originary agency, but rather a derived state of a primordial folding. If the flesh is derived, then the inconstituability of the carnal fold, which Merleau-Ponty defends, would be radically challenged. But at the same time, the difficulty that Merleau-Ponty encounters in his final writings – that of giving an account of the specificity of my Flesh in relation to the Flesh of the world – would in this way perhaps be overcome. We shall show in fact that the absence of a specific ontological difference between the Flesh of the body and the Flesh of the world in The Visible and the Invisible – an absence that Deleuze points out when he invokes an “ideal coincidence” between the two kinds of flesh, could be avoided by recourse to the living Flesh conceived as stemming from a torsion of aprimordial Outside. To what extent is Deleuze, in his metaphysical reconstruction of Merleau-Ponty’s project, still faithful to this primordial Outside? To what extent does he twist this speculative reformulation in the direction of his own conception of life? These are the questions which my article would like to disentangle.La carne come piega del FuoriDeleuze lettore dell’ultimo Merleau-PontyDescrivendo, in un passo del suo libro su Foucault, la carne come torsione di un “Fuori più lontano di ogni mondo esterno”, Deleuze abbozza una lettura ambigua della filosofi a dell’ultimo Merleau-Ponty. In quanto concede al Fuori un primato ontologico, questa defi nizione deleuziana sembra costituire l’indice di una concezione secondo la quale la carne non sarebbe più un’istanza originaria, ma uno stato derivato da un piegarsi primordiale. Se così fosse, è l’incostituibilità della piega carnale, difesa da Merleau-Ponty, che verrebbe rimessa in questione. Al contempo, però, la difficoltà di rendere conto della specificità della mia carne rispetto alla carne del mondo verrebbe semplicemente aggirata. Come si tratterà di dimostrare, l’assenza di una differenza ontologica netta tra la carne del corpo e la carne del mondo ne Il visibile et l’invisibile, sottolineata da Deleuze nell’evocazione di una “coincidenza ideale” delle due carni,potrebbe venir risolta dal richiamo ad una carne ricavata dalla torsione di un Fuori primordiale. In che misura Deleuze, nella sua ricostruzione metafisica del progetto merleau-pontiano, si mantiene fedele ad esso? In che misura Deleuze inflette questa riformulazione speculativa in direzione della sua propria concezione della vita? Sono le questioni che il presente articolo si propone di affrontare.
215. Chiasmi International: Volume > 13
Josef Fulka Compte Rendu
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The Imaginary Dimension of the Real in Husserl’s Philosophy is a brilliant study of the notion of the imaginary (in the largest sense of the term) in the work of the founderof phenomenology: Husserl. From the central notion of “hovering before my eyes” (Husserl’s term is “Vorschweben,” which Dufourcq renders in French as “flottement”)the author seeks to find the common denominator which allows us to characterize all the forms that the imaginary takes in Husserl’s phenomenology. This point of departure allows her to analyze the classical problems of phenomenology – the questions of the other, of essence or of eidetic variation – while sketching the motifs that authorize a dialogue with subsequent thinkers, particularly, with Maurice Merleau-Ponty.RiassuntoLa dimension imaginaire du réel dans la philosophie de Husserl ci offre uno studio magistrale della nozione di immaginario, nel suo senso più vasto, così come emergeall’interno dell’opera del fondatore della fenomenologia. A partire dalla nozione centrale di “fluttuazione”, l’autore si mette in cerca di un denominatore comune attraverso cui caratterizzare tutte le forme che l’immaginario assume nella fenomenologia husserliana. Questo punto di partenza gli consente inoltre di tornare ad analizzare i problemi classici della fenomenologia – la questione dell’altro, dell’essenza o della variazione eidetica –, nonché di tratteggiare alcuni percorsi possibili in direzione di pensatori successivi, in particolare di Maurice Merleau-Ponty.
216. Chiasmi International: Volume > 13
Irene Pinto Pardelha La Magie Émotionnelle: Aperçu d’une phénoménologie des émotions chez Merleau-Ponty
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Emotional MagicSketch of a phenomenology of emotions in Merleau-PontyHaving more phenomenological and anthropological contours than ontological, this article tries to draw the guidelines of a phenomenology of emotions based on Merleau-Ponty’s Phenomenology of Perception. In a perspective sometimes very close to Sartre, we wish to stress, in the emotional experience, the conditions of facticity and transcendence in Merleau-Ponty’s thought. If the subject lets itself be seduced by the affective category of the environment, it is only the subject as a phenomenal body that possesses the conditions through which it is able to retrieve itself.La magia emozionaleAbbozzo di una fenomenologia delle emozioni in Merleau-PontyCon contorni più fenomenologici e antropologici che propriamente ontologici, questo articolo intende tracciare le linee principali di una fenomenologia delle emozioni nell’ambito della Fenomenologia della percezione di Merleau-Ponty. Seguendo una linea di riflessione a tratti molto prossima al Sartre di Idee per una teoria delle emozioni, è nostra intenzione porre in rilievo, a partire dall’analisi dell’esperienza emozionale, il pensiero merleau-pontiano riguardo alle condizioni di fatticità e trascendenza. Se, da un lato, il soggetto si lascia affascinare dalle categorie affettive dell’ambiente circostante, dall’altro, soltanto il soggetto stesso, in quanto corpo fenomenico, è in grado di recuperare se stesso.
217. Chiasmi International: Volume > 13
Gilles Deleuze Cours Vincennes – Saint Denis (20/01/1987)
218. Chiasmi International: Volume > 13
Pierre Montebello Deleuze, Une Anti-Phénoménologie ?
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Deleuze. An Anti-Phenomenology?Deleuze played Bergson off against Merleau-Ponty, but for what reasons? What is the meaning of this anachronistic return to Bergson, against the grain of phenomenological history? There was, in Deleuze, an underground debate with phenomenology, a debate that never became explicit, but that took place on common grounds which, for him, were a question of re-appropriation: the transcendental, time, and art. On all of these subjects, Deleuze invoked Bergson’s authority against phenomenology, as if Bergson allowed us to measure anew this real field, independently from consciousness, in its quadruple dimension: immanent, ontological, cosmological, and temporal. Art and flesh will be the ultimate figures of this struggle where finitude and infinitude confront one another, and where inverted possible worlds draw themselves: a world that mirrors man and a world in which “man is absent.”Deleuze, un’anti-fenomenologia?Deleuze ha ‘giocato’ Bergson contro Merleau-Ponty. Ma per quali ragioni? Qual è il senso di questo ‘inattuale’ ritorno a Bergson, contro il ‘vento della storia’ della fenomenologia? C’è stato in Deleuze un dibattito sotterraneo con la fenomenologia, un dibattito che non è mai stato veramente esplicito, ma che si è svolto su territori communi che si trattava, per lui, di tornare a far propri: il trascendentale, il tempo, l’arte. Su ciascuno di questi temi, Deleuze ha invocato la tutela di Bergson contro la fenomenologia, come se Bergson permettesse di percorrere di nuovo questo campo reale, indipendentemente dalla coscienza, nella sua quadruplice dimensione: immanente, ontologica, cosmologica, temporale. L’arte e la carne saranno le ultime figure di questa lotta in cui s’affrontano la finitudine e l’infinitudine, e in cui si delineano mondi possibili di segno rovesciato: un mondo che si ripecchia nell’uomo e un mondo «in assenza dell’uomo».
219. Chiasmi International: Volume > 13
Pierre Rodrigo « Chair » Et « Figure » Chez Merleau-Ponty Et Deleuze
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“Flesh” and “Figure” in Merleau-Ponty and DeleuzeGilles Deleuze points out, in his work on Francis Bacon, that “the phenomenological hypothesis is perhaps insufficient because it invokes only the lived body. But the lived body is still very little in relation to a more profound and almost unlivable Power.” The present study fi rst seeks to specify what is this intensive Power of a life carried out at the limit of the unlivable. This leads to an analysis of Deleuze’s notion of Figure. Thus, we come back to the explicitly anti-phenomenological position of Deleuze, in other words, to his will, which he constantly reaffirms, to liberate philosophy – by following the path opened by Bergson – from the ruinous presupposition of a merely human measure of appearing, which would still be the presupposition of phenomenology. In particular, we are asking ourselves if Merleau-Ponty’s notions of “being in depth” and of “pregnancy” do not escape from Deleuze’s critique, and if it is also substantiated that Deleuze was able to assert that phenomenology “erects as a norm ‘natural perception’ and its conditions.” It is the confrontation of Deleuze and Merleau-Ponty’s theses on art and the world, which finally allows us to put forward an answer.“Carne” e “Figura” in Merleau-Ponty e DeleuzeGilles Deleuze fa notare, nella sua opera su Francis Bacon, che «l’ipotesi fenomenologica è forse insufficiente, in quanto si rifà solamente al corpo vissuto.Ma il corpo vissuto è ancora poca cosa rispetto ad una Potenza più profonda e quasi invivibile». Il saggio presente cerca innanzitutto di precisare che cosa sia questa Potenza intensiva di una vita portata al limite dell’invivibile. Questo condurrà in un secondo momento ad un’analisi della nozione deleuziana di Figura.Il saggio ritorna quindi sulla posizione esplicitamente anti-fenomenologica di Deleuze, in altri termini sulla sua volontà, incessantemente riaffermata, di liberarela fi losofi a, nel solco di Bergson, dal pericolo di una misura semplicemente umana dell’apparire, premessa che a suo giudizio starebbe ancora al fondo del progetto della fenomenologia. Ci chiederemo, in particolare, se le nozioni merleau-pontiane di “essere della profondità” e di “pregnanza” non sfuggano alla critica di Deleuze, al di là del fatto quest’ultimo abbia affermato che la fenomenologia “erige a norma la ‘percezione naturale’ e le sue condizioni”. È il confronto tra le tesi di Deleuze e di Merleau-Ponty sull’arte ed il mondo che permetterà, in ultima analisi, di avanzare una risposta a questo insieme di interrogativi.
220. Chiasmi International: Volume > 13
Claudio Rozzoni Une Courte Note Sur Le Pli: « Une histoire comme celle de Merleau-Ponty »